Parliamo seriamente della risata.               Luglio 2017

 

Ridere è una capacità  umana innata che ha un effetto benefico sul nostro cervello e sul nostro organismo.

La nostra società giudica in modo eccessivamente positivo la serietà, mentre  il divertimento e la tendenza a ridere vengono considerati come aspetti da limitare ai momenti di svago. Si pensa che la serietà sia sinonimo di affidabilità e responsabilità, mentre l'allegria è spesso giudicata come eccessiva leggerezza e superficialità, complice il noto detto latino “Risus abundat in ore stultorum” (Il riso abbonda sulla bocca degli stolti). Da ciò deriva l'idea che una persona portata a sdrammatizzare, a ridere anche nelle situazioni critiche sia immatura, ingenua e non all'altezza di  impegni importanti.  Invece saper ridere e sdrammatizzare è una qualità preziosa che consente non solo di essere elastici e di adattarsi alle situazioni con intelligenza e creatività, ma anche di superare gli eventi negativi, come una specie di antidoto alle avversità.

Ridere quindi fa funzionare meglio il cervello: ci permette di liberarci dagli atteggiamenti mentali  troppo razionali e statici, ci rende aperti ai diversi punti di vista. Un modo di pensare che sia costantemente serioso diventa ripetitivo e tende a produrre delle “fissazioni” generatrici di stress. Studi di Neurologia  hanno appurato che la risata, oltre a migliorare il tono dell’umore,  libera a livello cerebrale sostanze che hanno una influenza benefica sul sistema immunitario e che eliminano la tensione e lo stress, limitando conseguentemente anche patologie come l’ansia, la depressione e persino certi disturbi cardiovascolari. Questo perché ridere favorisce la circolazione e l'ossigenazione del sangue, non solo a livello cerebrale, ma anche di tutti i tessuti. La risata inoltre stimola la secrezione di endorfine e catecolamine, sostanze chimiche che hanno un effetto benefico sul sistema nervoso e sul sistema cardiovascolare. In generale lo stato emozionale di un individuo ha effetti sul cuore e sulla respirazione, e quindi è evidente che ridere contribuisce alla buona salute. Queste constatazioni hanno ispirato la cosiddetta terapia del sorriso (o clown-terapia), usata in contesti socio-sanitari (situazioni di disagio sociale, case di cura, ospedali) e particolarmente adatta ai bambini.

Dunque ridere fa bene a tutti, ma a patto di farlo nel modo giusto, con spontaneità e con rispetto. Infatti saper ridere è quasi un’arte, che deve tener conto anche dell’altro: per esempio, la risata provocata dal ridicolizzare qualcuno, mettendolo in imbarazzo o prendendolo di mira, non è un modo di fare buona comicità, ma è piuttosto un atto di bullismo che offende una persona. Per un effetto comico che crei vera allegria, è sempre meglio fare dell’autoironia piuttosto che “sparlare” di altri. Oppure generalizzare le situazioni, cogliendo i particolari che possono renderne possibile la sdrammatizzazione. E quando si è personalmente coinvolti, serve sapersi, in un certo senso, staccare  dalle circostanze, come per osservarle dall’esterno: si riuscirà così ad avere una visione di più ampio respiro e ad alleviare il peso dei problemi, arrivando perfino a riderci su,  e a dare un po’ di sana leggerezza al vivere quotidiano.

Perché “Ogni risata è un bicchiere di salute” (proverbio) e “Una giornata in cui non  si è riso è una giornata sprecata” (Charlie Chaplin).

Ma ricordiamoci sempre di fare a noi stessi le grandi domande:

Chi siamo? Da dove veniamo e dove andiamo? Ma soprattutto ... dov’è che si ride? 

coolwinklaughing

            

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